In ogni sua composizione, che è di estrema purezza informale, Erminio Tansini narra le sue utopie interiorizzate, dove nulla è concesso al riconoscibile, e dove quindi il solo riscontro visivo poggia sull’immanenza dell’astrazione. Già un quarto di secolo fa [Anni ’80 del XX secolo], quando la sua poetica guardava ancora alla riconoscibilità figurativa, questo pittore andava oltre all’impressionismo, che pure aveva rivisitato con originalità, rompendo e sciogliendo le forme, per cui il vero era afferrabile più a livello di effetto ottico, che attraverso un suggerimento letterale. Sono circa dieci anni [metà degli Anni ’90] che Tansini, ha eliminato – come ne avesse fastidio – la concretezza della forma. Quindi, attraverso un processo di sottrazione, è pervenuto a dialogare solo con il colore. Richiedendo una lunga meditazione, il suo lavoro prende avvio con lentezza, perché non è poco il tempo che gli è necessario per predisporre le cromie. Certe composizioni, ad esempio, che appaiono fermamente verdi, sono invece prodotte dall’artificio di tre verdi differenti. Purista dell’impasto, egli tende a una sinteticità quasi asettica, privilegiando esclusivamente l’armonia e la nitidezza. Quando l’alchimia cromatica gli sembra soddisfacente egli esegue il suo disegno di forme informi, che esprimono una loro candida dolcezza. Quando poi si applica sulla superficie di una tavola, Erminio Tansini si muove come per rispondere a una sfida, poiché egli vuole e deve vivere – e quindi riproporre – in chiave informale l’emozione suscitata da un particolare del mondo delle immagini che lo circonda. Ogni volta vince la sua scommessa sull’immagine, svelandola solo con la luce dell’impasto cromatico: dichiara infatti che un campo arato pare solo marrone, mentre in realtà sono tanti i colori che lo compongono. Per questo artista è dunque una cosa complessa ottenere e comunicare, attraverso un’appropriazione della realtà percepita come dato immanente e illuminante, il senso di una verità soggettiva.
Gli spessori dei corpi cromatici di Tansini sanno evitare le freddezze anonime della non riconoscibilità, rivelando ondulazioni vibratili e dense di sentimenti. Il gioco cromatico e tonale non risulta quindi mai gratuito, orchestrandosi in accordi e disaccordi calibrati e premeditati. L’armonia del colore corrisponde pertanto all’armonia interiore di un artista che ha raggiunto ormai la piena padronanza dei suoi mezzi espressivi. Le sue capacità di artista virtuoso giocano su un uso essenziale – e solo in apparenza immediato – della spatola e del pennello, utilizzati per creare il fondo. L’impasto è sempre denso, e teso solitamente a creare distinzioni fra le macchie di colore, per preservarne intatta la purezza dell’amalgama. In certi casi, invece, prevale l’effetto d’insieme, in una sorta di illusione paesaggistica. Il dato principale di tutta l’operatività di Tansini sta nella forza espressiva e comunicativa di un magma controllato e guidato, dove prevale il senso dell’infinitezza dello spazio. L’altro dato fondante è quello della luce, che nasce dal contrasto fra i toni, e dalla consapevolezza tecnica del fenomeno ottico, per cui il chiarore si esalta nell’incontro con l’oscurità. Quest’ultima considerazione potrebbe persino apparire ovvia, ma in questo caso il risultato visivo è ben superiore alla semplice applicazione di un dato tecnico. La qualità e la differenza sta qui proprio nella musicalità dell’invenzione e dalla felicità creativa, per cui le forme informi di Tansini comunicano il senso gioioso di un’aspettativa o, se si preferisce, di una rivelazione. Incastonandola, egli sa intrappolare la luce del bianco fra superfici rosse o azzurre, dove l’apparizione di un corpo verde solitario prorompe con l’enfasi di un’emozione. Più vicino a Nicolas De Staël che a Jean Fautrier, questo pittore è più in sintonia con l’astrattismo lirico che con quello inquieto della riflessione esistenziale; nella profondità dei suoi spazi e nella preziosità delle sue atmosfere emergono soprattutto dolcezza e pacificazione, e la certezza forse di tenere fede a un patto arcano.
© «In arce»: tutti i diritti riservati – Pubblicato l’11 giugno 2021 – Aggiornato al 10 dicembre 2024