Resti della cattedrale di Santa Maria a Lodi Vecchio (Lodi, Lombardia). Rielaborazione realizzata nel 2022 a partire da una fotografia del 1955

Il Medioevo ritrovato di Laus

L’evento

Il 14 febbraio 2017 si è tenuta la conferenza dal titolo Il Medioevo ritrovato di Laus.

L’incontro ha descritto il percorso storico e le particolarità architettoniche della cattedrale dell’antica città di Laus (oggi Lodi Vecchio).

L’evento si è svolto a Lodi ed è stato organizzato dalla Delegazione di Lodi-Melegnano del «FAI».

La conferenza è stata il quinto appuntamento della decima edizione del ciclo «Passeggiate di Lombardia», svoltasi dal gennaio al marzo 2017.

I contenuti

Il Medioevo ritrovato di Laus ha descritto la nascita, lo sviluppo e le caratteristiche della scomparsa cattedrale di Santa Maria di Lodi Vecchio dall’Evo Antico al XIX secolo: le fasi storiche, le emergenze archeologiche, le ipotesi sull’aspetto e le relazioni con il territorio circostante.

La conferenza ha tratteggiato le caratteristiche del sito ludevigino desunte dalle testimonianze cronachistiche e archivistiche e ha confrontato il complesso architettonico con altre costruzioni similari.

La cattedrale fu eretta fra il IV e il V secolo su un preesistente edificio romano affacciato sul lato Nord del Foro di Laus Pompeia, lungo il cardo maximus.

Attestata nel 950 con la dedicazione a Santa Maria Dei Genitrix, la basilica rappresentava il cuore religioso della città e il centro della diocesi laudense (il palazzo vescovile sorgeva sul lato Sud della struttura).

Tale funzione fu conservata anche dopo la prima destructio di Laus, operata nel 1111 dal Comune di Milano, e sino al periodo compreso fra il sesto e il settimo decennio del XII secolo.

Nell’aprile del 1158 la città fu distrutta dalle truppe del comune milanese e i suoi abitanti costretti all’esilio. Nell’agosto successivo l’imperatore Federico Barbarossa consentì ai Lodigiani di rifondare la loro patria sulle rive del fiume Adda.

La ricostruzione di Lodi comportò anche l’edificazione di una nuova cattedrale: le prerogative episcopali furono trasferite nel Duomo di Laus Nova dalla sede tardoantica, che le milizie di Milano avevano risparmiato dalla devastazione insieme alla Basilica Apostolorum (detta anche dei XII Apostoli o di San Bassiano).

Così, la coppia di leoni marmorei antistanti Santa Maria Dei Genitrix fu traslata a Lodi e collocata dinnanzi alla facciata del Duomo.

Il centro abitato dell’antica Laus non scomparve e attorno all’ormai ex cattedrale nei secoli finali del Medioevo si sviluppò un piccolo borgo. Un documento del 1458 lo censisce come domus sotto la denominazione di Santa Maria de Lode Vegio, inquadrato nell’Episcopato di Mezzo.

Nel 1381 il vescovo di Lodi Paolo Cadamosto decise di ristrutturare la basilica ludevigina finanziando l’opera per mezzo di elemosine.

Probabilmente, in questo periodo la struttura assunse la configurazione che mantenne almeno fino alla seconda metà del XV secolo: tre navate, tre absidi, transetto sporgente e crociera con archi ogivali.

Nel 1457 l’ex cattedrale fu assegnata ai Canonici regolari di Sturla, appartenenti alla Congregazione di San Giorgio in Alga (detti anche Celestini per il colore della loro veste, abbinata a cotta bianca e camauro).

Durante la gestione celestiniana la chiesa fu soggetta a una consistente modifica, che comportò una riduzione della zona cultuale: ambienti abitativi furono ricavati nella prima campata, che si trasformò nell’odierno Conventino.

Anche l’abitato circostante, Santa Maria di Lodivecchio, andò incontro a significativi cambiamenti: passò dalla condizione di domus censita nel Quattrocento a quella di comune autonomo, attestato nel XVI secolo e assegnato al Vescovato di Mezzo.

Il cenobio dei Celestini fu abolito nel 1652 in esecuzione della bolla pontificia Instaurandae regularis disciplinae. Il complesso dell’ex cattedrale passò in custodia al Seminario Vescovile di Lodi. La Congregazione di San Giorgio in Alga fu invece soppressa nel 1668.

Dodici anni dopo nell’abitato ludevigino giunse un gruppo di sei suore orsoline guidate dalla madre superiore Maria Angela Panigada, che scelsero di risiedere in una casa affacciata sulla piazza prospiciente l’ex cattedrale.

Quest’ultima e il Conventino erano inutilizzati, cosicché nel 1690 alle religiose fu concesso di utilizzare il complesso già sede dei Celestini.

Benché consunta dagli anni e dalle trasformazioni, l’antica basilica continuava a godere di un certo prestigio. Nel 1700 l’altar maggiore della chiesa accolse il corpo rinvenuto in un sepolcro paleocristiano recante la dicitura «Fidelis», identificato con quello di un martire. All’inizio degli Anni Trenta del XVIII secolo sopra il portale del Conventino (già ingresso principale della cattedrale) era ancora leggibile l’iscrizione «Ecclesiam hanc olim Cathedralem Urbis veteris».

Nel 1809, durante il periodo napoleonico, il Comune di Santa Maria di Lodivecchio fu aggregato a quello di Lodivecchio (provvedimento annullato cinque anni più tardi e definitivamente ripristinato nel 1837).

Nel 1811 la Congregazione delle Orsoline fu soppressa e ciò che rimaneva dell’antico complesso di Santa Maria Dei Genitrix fu abbandonato e spogliato di quanto ancora conteneva.

Vari arredi sacri furono venduti ad altre chiese lodigiane. In particolare, l’altar maggiore fu destinato alla parrocchiale di Salerano. La cessione suscitò una violenta diatriba circa i diritti sul corpo di San Fedele (il «Fidelis» traslatovi nel 1700), che i ludevigini volevano trattenere ma che i saleranini reclamavano come proprio. La questione fu risolta nel medesimo 1811 dal vescovo Gianantonio Della Beretta, che assegnò le reliquie a San Pietro di Lodi Vecchio.

Alienati a un privato, i resti dell’ex cattedrale furono parzialmente abbattuti nel 1812. La demolizione risparmiò la zona absidale e il Conventino.

La parte residua delle strutture ipergee fu distrutta nel 1879 con cariche di esplosivo al fine di ricavare spazio per un allevamento attiguo.

Del complesso basilicale restano le fondamenta (riportate alla luce tramite gli scavi archeologici del 1955 e del 2004), un pilastro in pietra e laterizio (forse condiviso con lo scomparso palazzo vescovile) e lacerti della facciata inglobati nel Conventino.

Info

Luogo:
Lodi (Lombardia – Italia), Sala del Teatrino (Via Paolo Gorini, 21)

Data:
14 febbraio 2017

Organizzato da:
«FAI» (Delegazione di Lodi-Melegnano)

Patrocinio:
Comune di Lodi

© «In arce»: tutti i diritti riservati – Pubblicato il 18 febbraio 2022 – Aggiornato al 4 gennaio 2023

Resti della cattedrale di Santa Maria a Lodi Vecchio (Lodi, Lombardia). Rielaborazione realizzata nel 2022 a partire da una fotografia del 1955