Il 6 marzo 2015 si è svolta la conferenza intitolata Architettura francescana a Lodi: il Tempio di San Francesco.
L’incontro ha esaminato la nascita, lo sviluppo e le caratteristiche di uno fra i più noti monumenti del centro storico lodigiano: la chiesa di San Francesco.
L’evento è stato organizzato a Lodi dall’Archivio Storico Comunale e dall’Archivio Storico Diocesano ed è stato ospitato negli spazi di quest’ultimo istituto.
La conferenza è stata il quinto appuntamento del ciclo «TESI Duepuntozero», svoltosi dal novembre 2014 al maggio 2015.
La conferenza ha descritto la nascita, lo sviluppo e le caratteristiche del complesso francescano dal Duecento all’Ottocento: le fasi del cantiere, i restauri e le relazioni con il tessuto urbano circostante.
L’incontro ha tratteggiato le peculiarità della costruzione lodigiana, ha confrontato l’edificio con altre strutture, ha proposto considerazioni di filologia architettonica e ha esaminato i rapporti tra le varie fondazioni degli ordini mendicanti.
Dal XIII secolo il Tempio francescano è uno dei centri della vita religiosa lodigiana nonché uno dei più importanti monumenti artistici della città lombarda.
Negli Anni Cinquanta del Duecento il vescovo lodigiano Bongiovanni Fissiraga concesse ai frati minori la chiesa di San Nicolò con gli adiacenti sedimi già appartenuti alla famiglia Pocalodi.
Fu ancora il casato guelfo dei Fissiraga (capeggiato da Antonio) a promuovere la costruzione del Tempio francescano un trentennio più tardi. L’edificazione del complesso si protrasse fra gli Anni Ottanta del XIII secolo e il 1304. Nel 1290 vi fu collocata la tomba dello stesso vescovo Bongiovanni.
A partire da quest’epoca numerose famiglie nobiliari di Lodi ottennero in San Francesco sepolture proprie e patronati delle cappelle aperte sul fianco sinistro della chiesa.
La facciata dell’edificio, realizzata in cotto e incompleta nella parte superiore, fu forse aggiunta negli Anni Dieci del XIV secolo. La struttura appare scandita in tre campi, separati da una coppia di semicolonne. La porzione centrale ospita un rosone marmoreo (aperto nel Cinquecento) e il portale archiacuto, con protiro e semicolonnine a fascio.
Nelle parti laterali, sopra gli ingressi, si trova una monofora a tutto sesto sormontata da una bifora archiacuta a vento: tipologia ricorrente nell’architettura gotica lombarda, come testimoniato dagli esemplari in San Bassiano a Lodi Vecchio, nel Duomo di Crema e in Sant’Agostino a Cremona.
L’interno del Tempio di San Francesco si sviluppa su una pianta a croce latina, che richiama l’omonima chiesa di Pavia. Si articola in tre navate organizzate su quattro campate a andamento alternato (due laterali per ciascuna centrale).
Le volte costolonate a sesto acuto sono sostenute da massicci piloni cilindrici anch’essi in cotto: somigliano a quelli presenti nel Duomo lodigiano e sono sormontati da capitelli in pietra con decorazioni vegetali o antropomorfe.
Il transetto è formato da tre campate a pianta quadrata che presentano le medesime dimensioni di quelle della navata centrale. Ugual modulo si ripete nella zona del coro, mentre ciascuna delle quattro cappelle che lo fiancheggiano presenta le stesse misure delle campate nelle navate laterali.
Sulle pareti, sui piloni e sulle volte della chiesa si sviluppa un ricco corredo pittorico, le cui testimonianze più antiche risalgono agli Anni Dieci del XIV secolo.
La maggior parte degli affreschi fu realizzata fra il Trecento e i primi decenni del Quattrocento. Le pitture più datate richiamano la miniatura bolognese, le esperienze venete di fine Duecento e l’opera di Giotto, interpretata secondo un realismo tipicamente lombardo; quelle di fine XIV secolo rievocano l’operato di Giovannino de’ Grassi e i gusti del Gotico internazionale, diffusi nell’area del Ducato di Milano guidato dai Visconti.
Di formazione lodigiana sono tre decoratori attivi nel complesso francescano durante il XIV secolo: il Maestro della Tomba Fissiraga, quello di San Bassiano e quello di Ada Negri.
Anche le cappelle laterali presentano un corposo corredo di decorazioni che giunge fino al Settecento. Sviluppato sulle pareti e sugli altari con affreschi e tele, trae la propria origine dalla committenza delle famiglie detentrici dei patronati sulle cappelle stesse.
Nel 1477, quando la sovranità su Lodi e sullo stato milanese era già passata dai Visconti agli Sforza, fu abbattuto il campanile precedentemente ricavato dalla traformazione della torre gentilizia dei Pocalodi.
Durante il XVII secolo furono chiuse le bifore absidali e fu rifatta la decorazione di alcune cappelle, arricchite in quel periodo con stucchi e dorature.
I restauri barocchi si protrassero anche nel Settecento. Al coro, nel 1740, furono aggiunti apparati architettonici di tipo illusionistico.
Il convento francescano che era annesso alla chiesa fu soppresso nel 1810 durante il dominio napoleonico, mentre la chiesa divenne sussidiaria della parrocchia della Beata Vergine del Carmine.
Nel 1833 i Padri Barnabiti si insediarono negli spazi dell’ex cenobio e nove anni più tardi fu affidato loro lo stesso Tempio francescano, che ormai versava in precarie condizioni.
Fu così attuato un importante restauro, portato avanti dagli architetti Ambrogio Nava e Carlo Maciachini e dal pittore Giuseppe Bertini. Furono risistemate le coperture, chiuse alcune cappelle laterali e integrati alcuni brani pittorici del XIV-XV secolo.
Fra gli Anni Sessanta e Ottanta del Novecento gli affreschi divennero oggetto di un’altra campagna di restauri, cui seguirono altri interventi nel secondo decennio del XXI secolo.
Luogo:
Lodi (Lombardia – Italia), Archivio Storico Diocesano (Via Cavour, 31)
Data:
6 marzo 2015
Organizzato da:
Archivio Storico Comunale di Lodi
Archivio Storico Diocesano di Lodi
© «In arce»: tutti i diritti riservati – Pubblicato il 6 marzo 2015 – Aggiornato al 16 febbraio 2022